dott. Americo Testa | dott. Alessandro Stazi
La tiroide è una ghiandola endocrina di c.a 20 grammi, con forma a farfalla, situata anteriormente alla base del collo. Attraverso la stimolazione da parte del TSH (ormone ipofisario) la tiroide produce gli ormoni T3 e T4. Questi regolano il metabolismo cellulare, incidendo sulla funzionalità di tutti gli altri organi. In passato la funzione tiroidea veniva misurata con la determinazione del “metabolismo basale”.
L’affinamento dei test di laboratorio e delle tecniche di imaging ha migliorato la diagnosi precoce, svelando condizioni subcliniche.
In passato emergeva soltanto la punta dell’iceberg di una patologia in realtà molto diffusa in Italia e nel mondo. La percezione delle malattie della tiroide è venuta così ad aumentare, verosimilmente a dispetto di una reale riduzione della stessa, almeno nella componente gozzo.
Le campagne di profilassi con il sale iodato e la cosiddetta “iodoprofilassi silente”, dovuta alla maggiore disponibilità di iodio negli alimenti ed in prodotti farmaceutici, igienici e da banco, alla diversificazione nell’alimentazione e ad un maggiore interscambio ormai su scala mondiale, ne hanno infatti ridotto l’incidenza e l’entità.
Tra le malattie della tiroide più diffuse vanno considerati il gozzo e la tiroidite cronica autoimmune (o tiroidite di Hashimoto). Meno frequenti ma di forte impatto clinico sono l’ipertiroidismo, la tiroidite subacuta ed i tumori tiroidei. Per il crescente rilievo sociale vanno infine considerati i cosiddetti reperti incidentali della tiroide (cosiddetti “incidentalomi” ed “incidentaliti”).
MALATTIE DELLA TIROIDE
Gozzo
Il gozzo o struma (ingrossamento del collo per aumento di volume della tiroide) è un’anomalia nota dai tempi antichi, comunemente associata al cretinismo, persino raffigurata, nell’immaginario collettivo, in personaggi popolari della commedia dell’arte: Gioppino, maschera di Bergamo, è raffigurato con tre gozzi. Il gozzo è legato prevalentemente a fattori ambientali, in primis alla carenza di iodio nel terreno, dunque nelle acque potabili e nei cibi. In Italia tutte le Regioni sono interessate dalla presenza di gozzo, con maggiore concentrazione nell’arco alpino ed appenninico e nelle aree extra-urbane, con picchi del 70% nella popolazione adulta (Aghini Lombardi, 1998). Nel Lazio aree di cosiddetta endemia gozzigena sono concentrate soprattutto nell’entroterra ed in aree montane, sebbene si calcoli che la distanza di 5 km dal mare sia già sufficiente per esporre al rischio di carenza di iodio. Studi condotti dall’Università “La Sapienza” di Roma hanno individuato anche nella zona di Latina persitenti aree di endemia gozzigena, avanzando l’ipotesi di una patogenesi multifattoriale del gozzo (Paggi, 1998).
Sul piano anatomico, il gozzo può essere semplice o nodulare e determinare, se voluminoso, sia disturbi compressivi locali che problemi estetici. Sul piano funzionale si distingue invece in normofunzionante ed iperfunzionante: in quest’ultimo caso può nel tempo determinare complicanze di natura cardiaca ed osteoporosi, pertanto va tempestivamente trattato farmacologicamente o chirurgicamente.
L’ecografia può facilmente identificare e descrivere varie caratteristiche dei noduli tiroidei. Meno può esprimere sulla loro natura (iperplasica, displasica, neoplastica). Tuttavia, integrando i dati anamnestici (sesso, età, familiarità, esposizione a radiazioni) e clinici (consistenza, fissità), l’ecografia contribuisce ad avviare l’iter diagnostico successivo, che va dalla semplice osservazione clinica in caso di cisti semplice o di piccoli noduli (<1 cm), privi di caratteri di allarme, ad un percorso più articolato che include esami funzionali tiroidei (FT3, FT4, TSH), dosaggio di auto-anticorpi organo-specifici (anticorpi anti-tireoglobulina ed anti-tireoperossidasi), markers oncologici (CEA, Calcitonina) ed agoaspirato eco-guidato per esame citologico.