Intervista al Dott. Americo Testa e al Dott. Alessandro Stazi

di Arianna Tarquini

Prima di entrare nel vivo dell’intervista al Dott. Americo Testa e al Dott. Alessandro Stazi, è opportuno analizzare e spiegare cos’è la tiroide. Si tratta di una ghiandola endocrina di circa 20 grammi, con forma a farfalla, situata anteriormente alla base del collo. Attraverso la stimolazione da parte del TSH (ormone ipofisario) la tiroide produce gli ormoni T3 e T4. Questi regolano il metabolismo cellulare, incidendo sulla funzionalità di tutti gli altri organi. In passato la funzione tiroidea veniva misurata con la determinazione del “metabolismo basale”. Tale patologia è molto diffusa in Italia e nel mondo: la percezione delle malattie della tiroide è venuta ad aumentare, verosimilmente a dispetto di una reale riduzione della stessa, almeno nella componente gozzo. Le campagne di profilassi con il sale iodato e la cosiddetta “iodoprofilassi silente”, dovuta alla maggiore disponibilità di iodio negli alimenti ed in prodotti farmaceutici, igienici e da banco, alla diversificazione nell’alimentazione e ad un maggiore interscambio ormai su scala mondiale, ne hanno infatti ridotto l’incidenza e l’entità.

D. Dott. Testa, quali sono le malattie della tiroide più diffuse?

R. Tra le patologie della tiroide più comuni vanno considerati il gozzo e la tiroidite cronica autoimmune (o tiroidite di Hashimoto). Meno frequenti ma di forte impatto clinico sono l’ipertiroidismo, la tiroidite subacuta ed i tumori tiroidei. Per il crescente rilievo sociale vanno infine considerati i cosiddetti reperti incidentali della tiroide. Il gozzo o struma (ingrossamento del collo per aumento di volume della tiroide) è un’anomalia nota dai tempi antichi. È legato prevalentemente a fattori ambientali, in primis alla carenza di iodio nel terreno, dunque nelle acque potabili e nei cibi. In Italia tutte le Regioni sono interessate dalla presenza di gozzo, con maggiore concentrazione nell’arco alpino ed appenninico e nelle aree extra-urbane, con picchi del 70% nella popolazione adulta. Nel Lazio aree di cosiddetta endemia gozzigena sono concentrate soprattutto nell’entroterra ed in aree montane, sebbene si calcoli che la distanza di 5 km dal mare sia già sufficiente per esporre al rischio di carenza di iodio.

Sul piano anatomico, il gozzo può essere semplice o nodulare e determinare, se voluminoso, sia disturbi compressivi locali che problemi estetici. Sul piano funzionale si distingue invece in normofunzionante ed iperfunzionante: in quest’ultimo caso può nel tempo determinare complicanze di natura cardiaca ed osteoporosi, pertanto va tempestivamente trattato farmacologicamente o chirurgicamente.

L’ecografia può facilmente identificare e descrivere varie caratteristiche dei noduli tiroidei. Meno può esprimere sulla loro natura (iperplasica, displasica, neoplastica). Tuttavia, integrando i dati anamnestici (sesso, età, familiarità, esposizione a radiazioni) e clinici (consistenza, fissità), l’ecografia contribuisce ad avviare l’iter diagnostico successivo, che va dalla semplice osservazione clinica in caso di cisti semplice o di piccoli noduli, privi di caratteri di allarme, ad un percorso più articolato che include esami funzionali tiroidei (FT3, FT4, TSH), dosaggio di auto-anticorpi organo-specifici (anticorpi anti-tireoglobulina ed anti-tireoperossidasi), markers oncologici (CEA, Calcitonina) ed agoaspirato eco-guidato per esame citologico.

D. Dott. Stazi, ci può parlare della tiroidite cronica autoimmune?

R. La tiroidite cronica autoimmune (o tiroidite di Hashimoto) ha prevalentemente cause genetiche, risultando alta l’incidenza intra-familiare della malattia, e risultando frequente tra i familiari la presenza di altre malattie autoimmuni. Come il gozzo, la tiroidite di Hashimoto prevale nel sesso femminile. Silente in gran parte dei casi, questa malattia merita la dovuta attenzione per la probabile evoluzione verso forme di ipotiroidismo.

D. Le caratteristiche invece dell’ipotiroidismo Dott. Testa?

R. Esso ha una prevalenza del 10% nella popolazione generale, manifestandosi in forma clinicamente conclamata in circa il 2%. Il coma mixedematoso, stadio evolutivo finale di un ipotiroidismo conclamato persistente e non trattato, è evenienza rara, a comparsa più comune negli anziani e più frequente nei mesi invernali, ma con mortalità fino al 60% dei casi. I sintomi dell’ipotiroidismo sono purtroppo molto aspecifici. Nella pratica quotidiana in un adulto devono indurre il sospetto clinico di ipotiroidismo: facies tipica, alopecia, macroglossia, raucedine, astenia, dolori muscolari con aumento di CPK ed LDH, bradicardia, versamento pericardico, ipertensione arteriosa diastolica, aumento ponderale, edemi non improntabili, stipsi, menorragia, torpore psichico, depressione respiratoria, intolleranza al freddo, cute fredda e secca, ipercolesterolemia. La diagnosi, una volta posto il sospetto clinico, è semplice e consiste nel dosaggio degli ormoni tiroidei (FT3 e FT4) e del TSH.

D. Un cenno a parte merita, Dott. Stazi, la cosiddetta tiroidite silente…

R. Da interpretare come fase di transitoria acutizzazione del processo flogistico autoimmune nel contesto di una tiroidite di Hashimoto, inizia senza disturbi locali con una breve fase di tireotossicosi destruente, per entrare in una più lunga fase di ipotiroidismo ed esitare in una spontanea “restituito ad integrum” nella maggior parte dei casi. I reperti ecografici si sovrappongono a quelli già descritti per la tiroidite di Hashimoto. Manca l’ipervascolarizzazione ghiandolare nella fase tireotossica, che la differenzia dal morbo di Graves.

D. L’ipertiroidismo invece ha altre caratteristiche. Dott. Testa ci può spiegare?

R. Nella popolazione adulta l’ipertiroidismo ha una prevalenza pari a 1/5 dell’ipotiroidismo (meno del 2%), con maggiore frequenza del morbo di Graves e nelle giovani donne. Il gozzo tossico multinodulare invece è tipico degli anziani, specie nelle regioni geografiche iodio-carenti. Evenienza rara con elevata mortalità (fino al 30% dei casi), la crisi tireotossica (anche definita in modo pittoresco “tempesta tiroidea”) si sviluppa più frequentemente nel morbo di Graves che nel gozzo nodulare. È spesso identificabile una causa precipitante (infezione, trauma, stress emotivo, intervento chirurgico). Il quadro clinico dell’ipertiroidismo è caratterizzato da faticabilità, tremori fini, tachicardia, ipertensione arteriosa sistolica, scompenso cardiaco ad alta portata, dimagrimento, diarrea, amenorrea, intolleranza al caldo, cute sudata, febbre, eretismo psichico, ipocolesterolemia.

D. Basta un esame semplice e specifico per tutto ciò, giusto?

R. Esatto. Si tratta dell’ecografia, che permette di identificare le caratteristiche del nodulo (dimensioni, aspetto, margini), i suoi rapporti con la ghiandola tiroidea ed i tessuti circostanti. In presenza di un nodulo sospetto, i cui caratteri sono riassumibili nell’aspetto ipoecogeno, con microcalcificazioni, margini irregolari e vascolarizzazione interna, si può eseguire un esame citologico su ago aspirato eco-guidato.

Pubblicato nel mese di Maggio 2018