di Arianna Tarquini

Secondo stime del Programma alimentare mondiale (Pam), infatti, circa il 38 per cento dei bambini in Sudan di età inferiore ai cinque anni soffre di denutrizione o di cattiva nutrizione. A questi numeri si aggiungono le percentuali in crescita di popolazione vulnerabile anche a causa della crisi economica nel paese. Proprio per questo, l’ambasciata d’Italia a Khartum, di concerto con l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), ha ospitato di recente un incontro di coordinamento dei donatori del movimento Sun (Scaling Up Nutrition), nato per fare fronte alle cause primarie della malnutrizione attraverso l’attività congiunta di società civile, agenzie delle Nazioni Unite, paesi donatori, settore privato e settore accademico.

Alla riunione hanno preso parte circa 50 invitati, tra capi missione diplomatica e rappresentanti di organismi internazionali in Sudan. Presente anche il ministro della Salute sudanese, Ahmed Abu Zeid, il quale ha ribadito non solo l’impegno del governo nell’affrontare con maggiore efficacia il fenomeno, ma anche il suo personale coinvolgimento a concentrare più risorse per l’eradicazione di questa piaga sociale, facendo della lotta alla malnutrizione la principale missione del suo dicastero.

Il Sudan è uno Stato arabo-africano, che viene diviso longitudinalmente dal Nilo in due metà (orientale e occidentale). La popolazione è una combinazione di abitanti autoctoni della valle del Nilo e di discendenti di immigrati dalla Penisola arabica. La stragrande maggioranza della popolazione oggi abbraccia l’Islam a nord, ma ci sono forti concentrazioni di cristiani e di animisti a sud. Il nome Sudan deriva dall’espressione araba Bilād al-Sūdān, ossia “Paese degli uomini neri”.

La popolazione del Sudan ha una lunga storia fin dall’antichità, che si intreccia con la storia dell’Egitto. Il Paese ha sofferto diciassette anni di guerra civile: la guerra civile sudanese, seguita dalla seconda guerra civile sudanese tra il governo centrale del Sudan e il Spla/M del Sudan del sud. A causa delle continue lotte politiche e militari, il Sudan è stato sequestrato in un incruento colpo di Stato dal colonnello Omar al-Bashir, nel 1989, che si proclamò presidente del Sudan. La guerra civile si è conclusa con la firma di un accordo globale di pace che ha concesso l’autonomia a quella che allora era la regione meridionale del paese. A seguito di un referendum tenutosi nel gennaio 2011, il Sudan del Sud si separò il 9 luglio 2011 con il consenso del Sudan.

Membro delle Nazioni Unite, il Sudan aderisce anche all’Unione Africana, alla Lega Araba, all’organizzazione per la cooperazione islamica e al movimento dei paesi non allineati, oltre ad avere lo status di osservatore nell’Organizzazione mondiale del commercio. La sua capitale è Khartum, il centro politico, culturale e commerciale della nazione. Ufficialmente repubblica presidenziale federale democratica rappresentativa, le politiche del Sudan sono ampiamente considerate dalla comunità internazionale come autoritarie, a causa del predominio incontrastato del Partito del Congresso Nazionale nel settore giudiziario, esecutivo e legislativo.

L’Italia lotta contro la malnutrizione in Sudan, anche attraverso l’ambasciatore italiano a Khartum, Fabrizio Lobasso, che esprime l’impegno delle istituzioni italiane in Sudan come un impegno globale, in considerazione della trasversalità del tema della malnutrizione che tende oggi ad invadere tutti i settori della vita sociale e quindi della cooperazione allo sviluppo, minando il cammino evolutivo e lo sviluppo della comunità sul territorio.

L’emergenza malnutrizione nel paese africano è un fenomeno trasversale che esige una risposta immediata. Si sente la necessità di creare un legame sostanziale tra aiuto umanitario e sviluppo sostenibile, sino alla complementarità dei due interventi. Si tratta di un nesso che rende indispensabile l’azione di collaborazione promossa dalle istituzioni italiane, anche alla luce dei preoccupanti dati rilevati in Sudan negli ultimi mesi.

La chiave della strategia futura ribadita dalle autorità italiane a Khartum risiede nell’accresciuta opera di prevenzione sociale e culturale alla ricerca delle cause profonde del fenomeno, oltre che all’attuazione degli urgenti interventi già previsti.

Pubblicato nel mese di Settembre 2018