di Arianna Tarquini
Partendo dal presupposto che in ogni bambino ci sono le potenzialità per apprendere il linguaggio e che il confronto con le persone che sono accanto a loro nello sviluppo li aiuta a fortificare queste potenzialità e apprendere il linguaggio, bisogna aggiungere che il cammino di sviluppo del linguaggio infantile segue delle vere e proprie fasi in cui i bambini imparano a comunicare con il mondo degli adulti.
E’ chiara a tutti la grande importanza che svolge la relazione con i genitori per i bambini e di come, l’apprendimento del linguaggio per i più piccoli passa attraverso l’esposizione al linguaggio degli adulti. Intorno ai ventiquattro mesi il linguaggio del bambino diventa più sofisticato e si arricchisce di “se”, “ma” e di “perché”.
I bambini imparano da subito a fare domande per poter chiedere chiarimenti e riuscire così ad entrare in una conversazione in modo più attivo. Solitamente gli studiosi distinguono ed individuano due tipologie di domande: le domande interrogative totali e le domande interrogative parziali. Le domande alle quali si può rispondere con un semplice sì/no sono più semplici da apprendere per i bambini e meno impegnative da gestire anche per i genitori. Cosa succede quando un sì/no non sono sufficienti per rispondere al bambino?
Portiamo adesso l’attenzione verso i genitori ed osserviamo le dinamiche di interazione tra genitori e bambini: sembra evidente come la loro situazione si complichi quotidianamente all’arrivo dei “perché”. Se partiamo dal presupposto che il bambino impara ascoltando ciò che sente e compiendo un meccanismo di adattamento del suo linguaggio a ciò che sente fino a quando la sua espressione diventa corretta, sarà un pochino più chiaro il quadro complessivo.
I bambini possono rispondere semplicemente a domande dirette, ad esempio su cosa vogliono mangiare in quel determinato momento, nominando un cibo (gelato, pasta, carne). L’apprendimento di queste domande e di queste risposte è per loro abbastanza semplice. Ma quando dovranno rispondere ad una domanda con “perché”, la loro risposta non sarà altrettanto semplice e veloce. Cosa succede?
I bambini in queste determinate situazioni sono soliti rispondere all’adulto nuovamente con un altro “perché” dando vita a dei circoli di domande e risposte che spesso mettono in difficoltà i genitori o quanto meno stancano gli adulti. Una conversazione impostata in questo modo può protrarsi per lungo tempo e stancare i genitori. Cosa succede nei bambini? Più che cercare di comprendere a livello cognitivo un gran numero di informazioni il bambino sta facendo esperienza di linguaggio in ascolto e in espressione. Inoltre il bambino sta esercitando un potere sul genitore riuscendo a tenerlo con se nella conversazione.
Diverse ricerche hanno accertato che non sono le informazioni dettagliate e specifiche ciò che è al centro dell’attenzione del bambino, ma al contrario, si possono dare risposte semplici e risulta importante che il genitore, quando si accorge di essere innervosito o stanco dalla comunicazione, interrompa il flusso dei perché in modo estremamente semplici e morbido.
Ciò che va ricordato è che il bambino in quel momento sta facendo scorta di affetto, presenza del genitore, complicità, modi nuovi da imparare per le risposte e nuovi metodi di comunicazione per gestire uno scambio con un adulto.
Pubblicato nel mese di Gennaio 2018