di Arianna Tarquini
La parola screening in medicina indica un insieme di attività organizzate, rivolte ad un’ampia quota della popolazione, per individuare precocemente la presenza di malattia in persone che non ne presentano ancora i sintomi. In particolare, sono esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia di popolazione, con il fine di individuare una malattia prima che si manifesti con sintomi veri e propri.
Identificare la patologia in una fase precoce permette infatti alte possibilità di trattamento, guarigione o in ogni caso di controllo. Per questo motivo, sia gli screening sia gli altri esami che possiamo utilizzare, devono corrispondere a precise caratteristiche.
Quando lo screening è possibile: la malattia da individuare con lo screening deve essere curabile oppure il suo decorso deve poter essere alterato grazie alla diagnosi precoce. Per una persona non c’è alcuna utilità nel ricevere una diagnosi anticipata della malattia se non si è in grado di migliorarne il decorso. Per questo gli screening condotti in Italia sono basati su solide prove scientifiche di efficacia e sono organizzati in veri e propri programmi di screening. Nel dettaglio, tali programmi devono essere sostenibili e condotti come attività di sanità pubblica come strumenti efficaci per ridurre le disuguaglianze di salute tra diversi gruppi sociali.
La maggior parte delle persone che si sottopongono ai test di screening è sana, perciò è fondamentale che gli esami abbiano il più basso livello possibile di effetti collaterali e rischi; inoltre risulta difficile che una persona che ritiene di essere sana si sottoponga a esami fastidiosi o complessi; all’interno degli screening è dunque necessario scegliere test che siano quanto più accettabili per i cittadini ed infine, il fatto che la gran parte delle persone che si sottopone agli screening risulti perfettamente in salute non significa che gli screening possano essere considerati ed utilizzati come esami di serie B. Essi devono anzi, permettere di identificare le persone malate con la maggiore precisione possibile ma, rivolgendosi a persone quasi certamente sane, soprattutto non devono diagnosticare erroneamente una malattia in chi non ne è affetto.
Gli screening si rivolgono alle persone a maggior rischio di sviluppare una determinata patologia. Sia dal punto di vista economico generale sia in termini di costi personali, non è sostenibile sottoporre a screening le persone con possibilità bassissime di sviluppare una patologia. Essi sono effettuati a intervalli regolari e affinché una malattia possa essere diagnosticata in modo precoce, è fondamentale che gli screening siano riproposti per tutto l’arco di tempo in cui la malattia ha maggiori probabilità di svilupparsi ed un eventuale intervento terapeutico dia effettivi vantaggi in termini di guadagno di tempo e di qualità di vita.
Questo insieme di attività sono articolate a livelli. I test impiegati negli screening hanno caratteristiche tali che un’eventuale positività all’esame non equivale a una diagnosi certa di malattia. Per questo, in caso di positività, tutti gli screening prevedono in una seconda fase, specifici esami di approfondimento che diano una diagnosi definitiva e sicura. Inoltre, in caso di ulteriore conferma, prevedono un preciso iter terapeutico che garantisca omogeneità di trattamento a tutti i cittadini.
Pubblicato nel mese di Giugno 2018