La nicotina è una delle sostanze in abuso più comuni e si stima che nel mondo ci siano oltre un miliardo di fumatori. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le sigarette sono la causa del 20% delle morti nei paesi sviluppati. Le dipendenze sono patologie spesso collegate all’introduzione per via orale di cibi, droghe o ipnotici induttori. Una delle dipendenze più frequenti è quella da nicotina. La domanda che ci dobbiamo porre è come mai la sigaretta sia diventata così negli anni socialmente subdola e capace di entrare all’interno della nostra società.
Negli anni 20 la sigaretta era simbolo di eleganza e voluttuosità nel modo di fumarla e di porgere la nuvola di fumo in viso all’interlocutore. In realtà, la sigaretta svolge un ruolo di blocco dei recettori ammino-nicotinici che sono normalmente captati dalle endorfine e che danno una sensazione di piacevole rilassatezza.
Questo si è scoperto con gli studi neuro-psichiatrici e neuro-farmacologici negli anni 50 e 60 fino ad arrivare negli anni 70 alla scoperta dei recettori H1-N1 ammino-dipendenti. Tali recettori vengono bloccati dalla nicotina attivandoli. Questo meccanismo dimostra che alla base della dipendenza da nicotina non c’è solo una logica comportamentale-sociale ma anche una logica organica.
La domanda che ci dobbiamo porre è quando una sigaretta diventa praticamente del tutto in grado si soggiogare il fumatore. Ci sono studi che dividono la società in diverse categorie di fumatori. I fumatori irreversibili che non possono stare senza fumare; i grandi fumatori che fumano ogni 10-20 minuti; gli appassionati che fumano ogni 30-40 minuti; i fumatori moderati che fumano da 3 a 15 sigarette al giorno e poi ci sono “gli amici della sigaretta” che fumano in base alla situazione in cui si trovano.
Studi americani hanno distinto e compreso che normalmente le donne hanno la tendenza maggiore a diventare, tra i 20 e 40 anni di età, dipendenti e grandi fumatrici. Questo perché i loro recettori sono più sensibili alla nicotina contenuta nel tabacco. Si sono svolti diversi esperimenti a livello piscologico che hanno condotto test di comportamento in relazione alla nicotina, per quanto riguarda il bere l’acqua e concernenti i conseguenti stati di agitazione psicomotoria che la loro privazione ha prodotto. Questi comportamenti hanno permesso di distinguere l’esistenza di una componente organica affiancata e protetta da una componente psichica, ovvero costitutiva di natura emotiva che a livello psicologico determina la necessità di accendere nuovamente la sigaretta.
La conclusione a cui gli psicologi più moderni sono arrivati è la seguente: la dipendenza da sigaretta, il fumare e il diventare dipendenti sono determinati da due componenti: una organica diretta che comporta un blocco costante dei recettori nicotinici non più sensibili alle endorfine endogene ed una componente di natura comportamentale, in grado di gestire direttamente la prima, ampiamente dimostrato dal fatto che pazienti a cui sono stati artificialmente liberati, con dei recettori artificiali, i ricettori nicotinici endogeni endorfinici continuano ancora a cercare la sigaretta.
GEMMA COLAO
Studentessa 1° anno del corso di Psicologia Clinica alla Sigmund Freud University di Vienna, sede italiana di Milano.