Negli anni si è consolidato in Europa e in Italia un modello difensivo nei confronti dell’innovazione. Le attività sono state interpretate per pianificare, finanziare e introdurre il cambiamento ma sempre con un atteggiamento difensivo. Esempi concreti di questi meccanismi sono le attività regionali e locali post-immissione in commercio dei farmaci, che di fatto impegnano risorse ingenti nel pubblico e nel privato. L’analisi dei dati del settore è estremamente rilevante ai fini strategici ed un piano concreto di correlazione tra politica industriale e politica farmaceutica potrebbe certamente avere importanti benefici. Si potrebbero bilanciare interventi di breve, medio e lungo termine, considerando gli impatti economici e industriali. Un processo di semplificazione strutturato nel nostro Paese potrebbe produrre importanti effetti sull’economia e sulla fisionomia organizzativa delle imprese e degli enti pubblici. Ci si riferisce all’apertura di fatto verso una nuova competizione internazionale e nazionale, ad una riqualificazione organizzativa, già in atto da tempo ma ancora largamente insufficiente, in termini sanitari di coordinamento e valorizzazione.

Di recente l’Italia ha adottato politiche farmaceutiche esplicite e protocolli di comunicazione pubblica fortemente condizionati dall’esigenza di integrare una all’interno dell’altra, concentrandosi sulle tematiche regionali piuttosto che sulle posizioni europee ed internazionali, soprattutto per quanto riguarda la costruzione delle regole del mercato. Partendo da una valutazione di natura generale, nasce la considerazione dell’attuale fase storica intesa come un’economia viva che cambia nel tempo e che richiede schemi che si adattino ai diversi sistemi economici, con diversi indicatori, flessibili ed aperti ai processi innovativi.

L’industria farmaceutica è tra i settori con maggiore potenzialità di sviluppo: tra il 2023 ed il 2028 la domanda mondiale crescerà 1,5 volte il Pil; rappresenta il primo settore al mondo per investimenti in ricerca e sviluppo ed in percentuale al fatturato; il processo di ricerca globale è ai massimi storici con 20mila prodotti di sviluppo e negli ultimi tre anni sono stati lanciati 79 nuovi farmaci rispetto ai 50 della media nei cinque anni precedenti; le imprese tra il 2023 ed il 2028 investiranno 1.600 miliardi di euro a livello globale; la pratica clinica è sempre più attenta alla cura adatta alla singola persone. Queste multidisciplinarietà hanno determinato l’affermazione di un modello innovativo che ha posizionato le imprese al centro di un ecosistema composto da una pluralità di attori. Da qui l’esigenza di assicurare l’eccellenza in tutte le fasi del processo, includendo la massima qualità, la sicurezza dei prodotti e delle forniture, per portare le aziende ad essere specializzate e competitive.

La farmaceutica è stata tra i primi settori ad intraprendere, dall’inizio degli anni duemila, la strada delle innovazioni che oggi rappresenta l’80% degli investimenti complessivi e che consente di portare il settore su un sentiero di altissima produttività. In Italia è in atto un processo virtuoso di incremento di valore aggiunto ed innovazione, con una crescita su nuove tecnologie che avviene mantenendo qualità e competitività delle produzioni esistenti. Il confronto internazionale purtroppo vede ancora un gap complessivo rispetto agli altri paesi ma non mancano segnali positivi di dinamismo e competitività. A fronte della complessità della situazione, la pandemia di Covid-19 ha avuto una forte componente nella semplificazione dei processi di sviluppo in farmaceutica.