Giuliano Valeri |
Probabilmente all’inizio di quella che poi sarebbe stata considerata “la scoperta del secolo”, non immaginavano neanche loro le conseguenze che avrebbero avuto per l’Umanità. O meglio: nulla avrebbe fatto pensare alla Comunità Scientifica Internazionale che due giovani ricercatori, tanto diversi fra loro per formazione e indirizzo professionale, sarebbero riusciti a risolvere il mistero del DNA, identificato nel lontano 1869 e primo “responsabile” (nel bene e nel male) del trasferimento del patrimonio genetico da un individuo all’altro.
Francis Harry Compton Crick e James Dewey Watson infatti erano rispettivamente un BIOLOGO ( Crick) di 23 anni, americano e Watson, 35 anni, FISICO, inglese con un unico punto in comune: il posto di lavoro, il Caverish Laboratory, il dipartimento di fisica di Cambridge.
Esplicitate le loro intenzioni al Direttore John Randal ottennero, o più semplicemente venne imposto loro, la presenza di una terza persona: la ricercatrice Rosalind Franklin, già nota per aver scoperto la “ struttura tridimensionale del DNA, noto, ripeto, fin dal 1869.
Ma Watson e Crick, che avrebbero poi ricevuto il Nobel per la medicina nel 1962, non sarebbero mai arrivati alla conclusione positiva delle loro ricerche sul DNA se non avessero “ sfruttato” gli studi fatti in precedenza da altri ricercatori, prima fra tutti la stessa Franklin ( morta a 37 anni per un cancro alle ovaie), che aveva messo nero su bianco le sue osservazioni sul suo diario personale in merito alla “ struttura molecolare e tridimensionale del DNA composto, secondo lei, da “ due catene distinte” ( intuizione poi rilevatasi esatta).
A questo punto gli ingredienti per dare “ un volto” a questa ipotetica “ doppia elica” del DNA c’erano tutti, già ma come? A Crick venne un’idea: diamo l’incarico a mia moglie di farne un bozzetto in base alle nostre descrizioni tecniche”. L’idea venne approvata e il giorno stesso alla sig.ra Odile Speed venne affidato l’incarico di “ disegnare” l’elica del DNA.
Fu così che il bozzetto della “ Doppia Elica” comparve per la prima volta il 25 aprile 1953 sulla rivista “ Nature”destando stupore e perplessità tra gli scienziati di tutto il mondo.
Così se da un lato finiva, positivamente, un enigma iniziato addirittura nel 1944 con l’intuizione di alcuni scienziati che, incuranti delle bombe della 2° guerra mondiale, arrivarono alla conclusione che “l’appena nato” DNA era la Vera Molecola che trasmetteva l’informazione genetica da un individuo all’altro,” dall’altro iniziava tutta una serie di prospettive insperate, per la medicina, di prevenire e/o curare ogni forma di malattia analizzando per tempo il DNA individuale. Non solo. L’impronta digitale, infatti, applicata al Diritto, ha a tutt’oggi evitato l’ergastolo e/o la pena di morte a ben 245 persone in tutto il mondo.
Fu un avvocato inglese a intuire le enormi possibilità dell’impronta digitale personale applicate ai casi della Giustizia. Ne trasse i benefici una madre alla quale veniva contestata la effettiva maternità di un ragazzo del Ghana, dichiarato clandestino alla Polizia inglese.
Il DNA, al contrario, provò che l’accusa non aveva senso: la signora era effettivamente la madre del ragazzo evitandone così l’espulsione!