La chirurgia di revisione del ginocchio: sfida,aspettative e tecnologia.
dott. Fernando Marcucci
Il rapporto tra domanda e possibile risposta chirurgica, nella revisione della protesi di ginocchio, si incrementa di anno in anno. La chirurgia di revisione della protesi di ginocchio consiste nella sostituzione, spesso totale, di un impianto già eseguito (impianto primario) e la successiva estemporanea riprotesizzazione dello stesso. In parole semplici consiste in un nuovo impianto che possa durare per tutta la vita, o comunque per lungo tempo.
In questo grafico ci viene mostrato l’andamento combinato dei risultati ed il confronto dei più importanti registri internanazionali.
Nel famoso lavoro di Kurtz è possibile rilevare come, l’incremento delle revisioni di protesi di ginocchio, sarebbe stato di circa il 60% nei successivi 25 anni. I dati concordano perfettamente dato che il lavoro risale al 2007. Questo ci proietta verso una nuova sfida, ponendo nuovi quesiti cui sappiamo già fornire risposte.
Un ulteriore obiettivo futuro sarà, a nostro avviso, il poter rendere questa chirurgia accessibile al maggior numero possibile di pazienti.
Ad esempio agli anziani, ai grandi obesi ed ai pazienti i quali, per questo o quel motivo, necessitano di una maggiore cura e, perché no, di più tecnologia.
La Casa di Cura Madonna delle Grazie e la sua equipe di Ortopedia, anche grazie all’impegno profuso in un percorso scientifico intrapreso anni addietro, si pongono come una importante realtà di riferimento nello scenario europeo.
Dal 2009, infatti, Il Prof. Fernando Marcucci, seguendo l’evoluzione delle tecniche chirurgiche e delle tecnologie più avanzate, ha creduto con successo alla possibilità di performare l’intervento protesico di ginocchio con metodologie all’avanguardia: dapprima abbracciando la tecnica con maschere di taglio personalizzate (costruite con TAC 3D), poi con l’introduzione del concetto di tridimensionalità antropometrica.
Quest’ultima contempla la possibilità di impiantare la protesi di ginocchio tridimensionalmente permettendo una cinematica ottimale; questo consentirà di ottenere un precoce recupero funzionale per il paziente oltre che una stimata minor usura dell’impianto che, unitamente alla scelta della misura più corretta, portano a credere che l’impianto stesso potrà avere una vita più lunga.
I risultati sono incoraggianti, ed i numerosi impianti eseguiti (circa 550 annui), misti alla soddisfazione dei pazienti, suggeriscono che la strada sia quella giusta.
Fondamentale, per il prossimo futuro, sarà un impiego eccellente di questa tecnica poiché le statistiche indicano come, per motivi biologici (quale l’incremento persistente delle aspettative di vita), piuttosto che di età (sempre più precoce dell’impianto protesico di ginocchio), saremo chiamati ad un maggiore confronto con interventi di sostituzione dei primi impianti.
Un ulteriore obiettivo futuro sarà, a nostro avviso, il poter rendere questa chirurgia accessibile al maggior numero possibile di pazienti.
Ad esempio agli anziani, ai grandi obesi ed ai pazienti i quali, per questo o quel motivo, necessitano di una maggiore cura e, perché no, di più tecnologia.
In linea con il nostro impegno rivolto al paziente e dediti a una sempre maggiore forza propulsiva, il 15 ottobre del 2015 abbiamo conseguito con orgoglio un altro piccolo successo.
In collaborazione con uno dei costruttori di protesi statunitense, (tra i maggiori leader mondiali nel campo), abbiamo eseguito il primo impianto di revisione protesica con coni in titanio tridimensionale, e poi proseguito con successo con altri numerosi impianti che, ad un solo un anno di distanza, ci rendono fieri della nostra scelta.
Vediamo nel dettaglio in cosa consiste.
Attraverso l’impiego di materiali riempitivi e molto elastici, è possibile eseguire un intervento di revisione protesica con nuove probabilità di ottenere risultati altamente soddisfacenti e con l’opportunità, da non sottovalutare, di eseguire interventi in tutti quei casi in cui sia necessario un riempitivo per perdita di patrimonio osseo; ad es. nelle fratture, o nei casi in cui fosse opportuno aumentare la resistenza della superficie di carico ad esempio nei grandi obesi.
Questo nuovo strumentario e le nuove tecnologie ci stanno dando ancora una volta la possibilità di dimostrate il nostro ruolo di precursori in quello che il futuro ci richiede in modo da poter soddisfare con sempre maggiore efficienza le aspettative dei nostri pazienti.
Nuove possibilità e nuovi orizzonti si stanno già aprendo; noi siamo pronti ad esplorarli.
A solo 58 giorni dall’intervento per una frattura del piatto tibiale con severa perdita del patrimonio osseo della tibia la paziente ci ha ringraziato, è questo il motivo per continuare.