L’aumento dei costi dell’assistenza sanitaria e la scarsità delle risorse mettono a dura prova i servizi sanitari di tutto il mondo di fronte al fabbisogno di salute. Lo strumento più conveniente per la salvaguardia della salute è rappresentato dalla prevenzione

Il PNRR ha stanziato in Italia 1,7 miliardi di euro per mettere a punto, assieme al Ministero della Salute, al Ministero della Trasformazione Digitale ed Agenas, le linee guida nazionali per creare un sistema di interconnessione dei dati di salute. Le aziende farmaceutiche sono molto impegnate a investire risorse economiche e a strutturare collaborazioni con medici e società scientifiche per ampliare le conoscenze sull’efficacia e sulla sicurezza dei medicinali e migliorare dunque, l’uso appropriato di trattamenti per i pazienti. Le informazioni raccolte potrebbero essere utilizzate anche dagli enti regolatori per un monitoraggio costante ed una valutazione progressiva del farmaco e del paziente, ottenendo le opportune informazioni utili a prendere le decisioni in merito all’appropriatezza degli interventi terapeutici.

Oltre a questo passo in avanti, occorrerebbe accelerare per creare un sistema di dati sanitari sufficientemente digitalizzato e regolamentato. Questo obiettivo ambizioso richiede un nuovo approccio collaborativo e non competitivo tra i partner pubblici e privati coinvolti, con lo scopo di utilizzare efficacemente le risorse del fascicolo sanitario elettronico e riportare il Paese ad una maggiore centralità nel contesto europeo. È necessario quindi assicurare la disponibilità e l’accessibilità dei dati sanitari, nel rispetto degli standard di privacy e di sicurezza e di aggiornamento continuo.  Il senso di presa in cura delle persone ha sempre caratterizzato le strutture di ricovero: un sistema in cui tutti siano chiamati a concorrere all’unico percorso che promuove la salute, previene la malattia, la cura e la riabilita nei diversi setting abitativi, residenziali ed attraverso un sistema digitalizzato.  

Nel grande universo della digitalizzazione sanitaria un riconoscimento va dedicato alla ricetta elettronica, ma tra disagi e problemi si può ammettere che non funziona ancora per tutti allo stesso modo. Essa presenta infatti problematiche tra zone con bassa copertura digitale, malfunzionamenti tecnici – il nostro è un Paese tecnologicamente arretrato – e disagi per la cura dei cittadini “analfabeti digitali” come per esempio anziani e stranieri. Alle ricette di carta bisognerà dunque dire addio. Dal primo gennaio 2025 tutte le prescrizioni mediche dovranno essere composte e girare solo in formato elettronico. È una delle novità dell’ultima legge di bilancio ed in teoria, dovrebbe snellire e semplificare tutto il complesso mondo delle prescrizioni mediche. Una piccola rivoluzione, un salto di qualità teorico, che però rischia di comportare tanti disagi. Per esempio, nel modulo per la prescrizione medica è obbligatorio inserire il codice fiscale ma se non si possiede un computer risulta difficile. Il problema principale sembra riguardare anche gli immigrati, perché anche se in regola con il lavoro e titolari di un regolare permesso di soggiorno, possono avere la tessera sanitaria dallo Stato Italiano solo dopo quattro o addirittura sei mesi di attesa. Insomma, la ricetta elettronica rappresenta sicuramente un progresso ma esistono molte criticità che devono essere risolte. Ce lo chiede l’Europa ma in molti casi ci scontriamo con diverse contraddizioni. Spagna, Portogallo e Grecia hanno già dotato ogni medico di un QR code da apporre alla prescrizione medica, per garantirne l’autenticità e permettere di tracciare la prescrizione senza dover inserire il codice fiscale del paziente. Aspettiamo che avvenga anche in Italia.