Ogni anno vengono diagnosticati oltre 40000 nuovi casi di tumori della mammella, con percentuali approssimativamente così distribuite: 30% al di sotto dei 44 anni, 35% fra  i 44 e i 65 anni, 34% oltre i 65 anni. La fascia di età più colpita è rappresentata dalle donne di età superiore ai 64 anni, seguono quelle di età compresa fra 50 e 64 anni, poi le donne < 50 anni. Una percentuale inferiore, compresa fra il 5 ed il 7%, riguarda le donne < 40 anni.

La mammella è un organo esterno e questo rappresenta un notevole vantaggio diagnostico. Eco-grafia, mammografia (solo in casi particolari RM), esame citologico e/o ago-biopsia, oltre ad una attenta valutazione clinica, ci consentono di diagnosticare tumori anche molto piccoli (spesso non palpabili e di calibro < al cm) ed asintomatici.

La diagnosi precoce riveste un ruolo fondamentale nella lotta contro i tumori. Diagnosticare precocemente un tumore si traduce nella possibilità di eseguire interventi chirurgici meno invasivi e tera-pie meno aggressive, con miglioramento della qualità della vita ed incremento della sopravvivenza a lungo termine. Per tali ragioni è importante che le donne si sottopongano a controlli clinici e strumentali per la diagnosi precoce del tumore al seno cominciando in età giovanile. Abbiamo visto, infatti, quanto sia numeroso il numero di donne di età inferiore ai 50 anni colpite e che la malattia si manifesta anche al di sotto dei 40 anni, pur se in percentuali nettamente inferiori ma comunque in aumento.

Nelle donne più giovani, inoltre, vi è una maggiore incidenza, rispetto alle altre, di malattia biologicamente più aggressiva (lesioni poco differenziate, con recettori ormonali negativi) con prognosi quindi più severa e ciò avvalora l’importanza dello screening anche in fasce di età giovanili.

Da quanto detto emerge come il problema della diagnosi precoce dei tumori mammari sia un argomento importante ed articolato.  Il successo del percorso diagnostico dipende dall’attenta valutazione dei fattori di rischio, dalla fascia di età della paziente e dalla esecuzione di esami mirati in giusta e rapida successione. Fondamentale, inoltre, la collaborazione e la comunicazione fra i vari Medici Specialisti (radiologo, senologo, ecografista, patologo, chirurgo, oncologo) ed il confronto con gli eventuali esami pregressi che vanno sempre conservati ed esibiti ai nuovi controlli.

Tutte le donne a partire dai 30 anni possono iniziare a controllare il proprio seno sottoponendosi a visita senologica ed ecografia mammaria la cui cadenza (12-24 mesi) verrà stabilita dal Senologo in base alle caratteristiche della mammella e ai fattori di rischio. La prima mammografia è consigliata a 40 anni o in età inferiore (30-35 anni) in presenza di familiarità o predisposizione genetica.

Dopo i 40 anni è consigliabile eseguire una RX mammografia (con cadenza ogni 12 -18 mesi in assenza di fattori di rischio specifici) associando ad essa una ecografia in relazione alla densità ghiandolare della mammella (di solito elevata nelle donne più giovani).

Ecografia e mammografia sono due esami complementari nello studio della mammella: la prima più adatta ad indagare la componente fibroghiandolare del seno, la seconda quella fibroadiposa.

La componente fibroghiandolare è prevalente nella mammella giovanile e nel corso della vita, con le gravidanze, l’allattamento e la menopausa tende a ridursi, cosicché in età adulta ed avanzata la struttura mammaria è prevalentemente di tipo fibroadiposo (questo in generale perché in alcune donne, soprattutto in quelle che non hanno avuto figli e non hanno allattato, l’involuzione fibroadi-posa non avviene o avviene solo in parte).

La mammografia, oltre a fornire una visione “d’insieme“ delle mammelle mettendo in evidenza le opacità nodulari o le aree di maggiore addensamento ghiandolare, consente di evidenziare  anche la presenza di eventuali microcalcificazioni o distorsioni parenchimali, a volte significative per la presenza di tumori in fase iniziale.

L’ecografia invece, oltre a fornire una visione particolareggiata di aree “periferiche” quali il solco sottomammario e i cavi ascellari, a differenziare le lesioni liquide (“cistiche”) da quelle solide, con-sente una migliore definizione delle aree radiologicamente “dense” cioè con ricca componente fibroghiandolare, all’interno delle quali possono nascondersi lesioni cancerose.

In presenza di fattori di rischio specifici (familiarità, nulliparità, mancato allattamento, mammella particolarmente densa, menopausa tardiva o terapia ormonale sostitutiva) il controllo con RX mammografia è consigliato ogni 12 mesi, con associata ecografia quest’ultima ripetibile eventualmente ogni 6 mesi, valutando con il Medico l’eventualità di esami aggiuntivi (RM) in casi seleziona-ti o in presenza di predisposizione genetica dimostrata.

Un discorso a parte meritano infatti i casi di donne con familiarità elevata o con rischio genetico dimostrato. Esse devono sottoporsi ad una stretta sorveglianza diagnostica (ecografia, RX mammografia, RM) da valutare caso per caso, iniziando in età precoce (intorno ai 30 anni ma anche prima tenendo conto all’età di insorgenza della malattia nei familiari colpiti).

Anche nelle donne più anziane (> 70 anni) è consigliabile eseguire una RX mammografia (almeno biennale in assenza di fattori di rischio particolari) in quanto trattasi di fascia di età a rischio, anche se i tumori che si riscontrano in età avanzata sono solitamente meno aggressivi e presentano un decorso più lento e meno invasivo.

Necessaria, in tutti i casi, la valutazione clinica Senologica per una corretta applicazione dell’iter diagnostico più adeguato.