La carenza di farmaci è endemica e l’Europa, concentrata sul controllo dei crescenti costi del settore sanitario, si affida a Pechino nelle catene di approvvigionamento farmaceutiche. L’Europa dunque perde terreno di fronte alla Cina. Per prevenire future carenze e rischi geopolitici urgono investimenti ed azioni comuni a livello europeo. Un importante produttore europeo di princìpi attici – API – ha annunciato la chiusura di due stabilimenti, in particolare a causa della concorrenza con la Cina. Questa decisione è parte di una più ampia tendenza che mette in luce la sfida che l’Europa sta affrontando nel tentativo di ridurre la dipendenza dall’estero in materi di farmaci essenziali. Un’altra azienda francese – EUROAPI – oltre a chiudere gli stabilimenti di Brindisi e Haverhill, nel Regno Unito, ha annunciato che ridurrà la produzione di 13 ingredienti farmaceutici. Questa flessione andrà a colpire medicinali come paracetamolo, metamizolo e una serie di prodotti comuni utilizzati per l’insufficienza cardiaca, cirrosi e ipertensione.
La carenza di medicinali è già endemica. Le agenzie farmaceutiche nazionali di 26 Paesi europei hanno segnalato carenze nel corso del 2022 e del 2023, indicando che il problema si sta aggravando. Nel 2022 la politica cinese “zero-Covid” ha ridotto la fornitura di Api per la produzione di antibiotici, creando gravi carenze in Europa. Un primo passo è stato fatto dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) che ha pubblicato un elenco di 200 farmaci critici al fine di coordinare gli acquisti in tutta Europa e a creare le condizioni di maggiore parità per le aziende. Tuttavia, anche con questi sforzi, i produttori cinesi di principi farmaceutici attivi continueranno ad essere più competitivi sul mercato rispetto ai concorrenti eruopei. Le recenti iniziative della Cina per modernizzare la base industriale del Paese dovrebbero spingere l’Europa ad agire contro il proprio processo di deindustrializzazione in quanto il non farlo sta già causando carenze dei medicinali più diffusi.
La creazione di reti di sviluppo e ricerca in tema di produzione di farmaci, intesa come nuovo modo per organizzare la distribuzione clinica, è l’idea su cui è stata concepita e fondata Mediteh network, la prima rete collaborativa per la sanità digitale nell’area del Mediterraneo, Medio Oriente ed Africa. È stata costituita durante i lavori del Summit Mediteh Beyond 2024 a Catania. Il summit è stata l’occasione per confrontare esperienze sul campo, ma anche per approfondire l’analisi delle best practice adottate nei diversi Pesi alla ricerca di differenze e similitudini, individuando nuovi strumenti e possibilità di telemedicina per i diversi contesti socioculturali.
Alla luce di tutto ciò, vanno incoraggiati gli sforzi di cooperazione internazionale verso l’armonizzazione delle produzioni, per un uso corretto, protetto ed affidabile dei farmaci. Renderli disponibili in vari contesti non è semplice a causa delle sfide culturali e tecniche legate a governance e compliance con le normative. Tutti questi aspetti sono fondamentali e cruciali per proteggere i cittadini ed i pazienti. La ricerca scientifica in ambito farmacologico di alta qualità richiede tempo e gli scienziati in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, condividono lo stesso destino nella loro carriera accademica. Nell’ambito di una revisione complessiva della governance farmaceutica in Italia, si potrebbe introdurre un meccanismo di valorizzazione degli investimenti in ricerca e produzione che preveda che una quota parte del valore generato venga utilizzato come elemento facilitatore per ulteriori investimenti o per ridurre l’impatto di misure che attualmente gravano sui bilanci delle aziende. In conclusione, utilizzare l’output della ricerca come input per innescare un nuovo processo virtuoso, sfruttando il principio di “circolarità” già applicato ad altri sistemi, come quello dell’economia, di cui sentiamo tanto parlare.