di Arianna Tarquini

In questo quarto ed ultimo incontro con la Dott.ssa La Porta affronteremo le strategie per gestire e non subire l’ansia.

D. Dott.ssa La Porta, cosa si cela dietro la domanda: ‘Voglio veramente liberarmi dalla mia ansia?’

R. Questa è la prima domanda che ci dobbiamo porre. Voglio veramente rinunciare a quella agitazione interiore a cui in fondo sono abituato, che mi occupa il tempo, i pensieri ed anche i dialoghi con me stesso, gli amici o i cari? Gestire l’ansia dipende fortemente dalla volontà di cambiare una parte di sé. Fino a che punto sono veramente disposto a intraprendere un cambiamento nei confronti di me stesso? Se proprio sono deciso e voglio iniziare a gestire l’ansia per non subirla passivamente…

D. Ci spiega le 5 aree da padroneggiare per gestire e non subire l’ansia?

R. Ma certo! Partiamo dalla prima.

VALORIZZAZIONE: VALORIZZARE L’ANSIA FUNZIONALE

Come abbiamo visto nel secondo articolo sull’ansia non sempre l’ansia è una nostra nemica. In alcune situazioni è importante riconoscerla e considerarla come un segnale che la nostra mente e il nostro corpo ci inviano per conseguire un certo obiettivo o per raggiungere uno stato di maggiore benessere. L’ansia che viviamo in queste circostanze potremmo meglio chiamarla ‘stato di attivazione’ e dobbiamo ricordarci che è nostra alleata per raggiungere un determinato risultato o una migliore qualità dello nostra vita. L’importante è considerarla e non scansarla: un po’ di disagio ce lo crea ma se stiamo attenti a entrarci in contatto e a renderci conto della sua funzione inizieremo a considerarla come una sensazione con cui si può convivere proprio perché ci è utile.

Nel caso in cui sentiamo che ci crea un disagio troppo forte possiamo riflettere su queste altre possibilità:

– Sto sopravvalutando la situazione che mi crea ansia?

– Sto sottovalutando me stesso nella capacità di affrontare la specifica situazione?

– Ho semplicemente bisogno di imparare a conviverci prendendo le giuste misure da essa?

Se mi rendo conto che sto vivendo un’ansia eccessiva che non è più funzionale potrò provare a mettere in atto altre strategie e se proprio non riesco ad uscirne sarà opportuno rivolgermi ad un professionista.

ansiaCONOSCENZA: COMPRENDERE COME E QUANDO LA PROPRIA MENTE GENERA ANSIA

Spesso sento dire “conosco bene la mia ansia”.

Certamente ognuno di noi conosce cosa vuol dire provare ansia. Talvolta siamo un po’ meno ferrati sulle reali circostanze in cui proviamo ansia. E’ molto importante conoscersi da questo punto di vista: da un lato conoscere quali sono le specifiche situazioni che danno avvio al processo che ci fa ‘provare ansia’ e cercare i punti in comune fra queste situazioni, dall’altro riflettere sulle situazioni in cui viviamo un livello accettabile di ansia e siamo in grado di gestirla. E’ importante infine chiedersi in che modo e in che situazioni riusciamo a placare la nostra ansia e quando invece l’ansia che proviamo prende il sopravvento riducendo anche la nostra lucidità.

METTERE CONFINI ALL’ANSIA: DARE UN NOME A CIO’ CHE CI METTE ANSIA

L’ansia per definizione è una sensazione generalizzata di preoccupazione… eppure è proprio questa indeterminatezza che rende più complesso il processo di ‘gestione dell’ansia’. E’ molto utile imparare a identificare, nella confusione e pervasività dell’ansia che proviamo, che cosa effettivamente attiva la nostra preoccupazione; che cosa ci agita; che cosa ci da quel senso di affaticamento mentale e di oppressione fisica. In ogni situazione per quanto possa risultare difficile dare un nome a ciò che ci procura ansia è sempre possibile identificare quel qualcosa che ci fa salire l’ansia: un timore che riguarda il futuro, un pensiero, una immagine visiva, un qualcosa che non possiamo o non riusciamo a controllare… Mettere dei confini all’ansia ci permette di compiere un importante passaggio che potremmo descrivere come il passaggio dall’ansia alla paura. La paura è identificabile e nei confronti di essa è possibile attivare in modo più mirato le nostre energie e di conseguenza è possibile fare qualcosa per opporci all’impotenza che ci trasmette tutto ciò che è senza confini e confuso.

DIALOGO CON SE STESSI: DIALOGARE E DISCUTERE CON LA PROPRIA PARTE ANSIOSA

I primi tre punti descritti presuppongono la capacità di intraprendere un dialogo interno. Come abbiamo potuto osservare è importante conoscere come funziona la nostra mente, come tendiamo a reagire nelle diverse circostanze, provare a circostanziare di più ciò che ci crea un disagio interno. Per far questo è essenziale attivare un dialogo con sé stessi, porsi delle domande, cercare di darsi delle risposte, dialogare con la propria parte più ansiosa cercando di non trattarla male. Già non trattarla male…spesso infatti poiché questa parte da fastidio e fa soffrire si finisce per il provare una sorta di intolleranza e un forte giudizio verso se stessi, verso le proprie debolezze, verso i propri dubbi e le proprie preoccupazioni. Spesso sento dire “Non mi sopporto! Perché devo stare così? Perché non riesco a stare tranquillo/a?”. Dialogare con se stessi significa avere rispetto per ogni propria parte, anche quella ansiosa, chiedersi cosa accade e perché, essere più comprensivi e accettare anche di provare sensazioni meno piacevoli.

MODERAZIONE: NON PRETENDERE DI AZZERARE L’ANSIA

Ci sono almeno due motivi che ci portano a concludere che non dobbiamo avere la pretesa di azzerare l’ansia: la prima è che l’ansia non è solo una nostra nemica, la seconda è che se fa parte di noi ed è una nostra debolezza dobbiamo imparare ad ‘accudirla’ e così facendo a gestirla e riportarla a livelli tollerabili.

D. Siamo così giunti al termine del nostro percorso insieme sul tema dell’ansia. A conclusione, ringraziamo sentitamente la Dott.ssa La Porta per la professionalità e le spiegazioni rivolte ai nostri lettori. Un’ultima considerazione per concludere?

R. Vorrei farvi riflettere su un’ultima cosa: alla base dell’ansia c’è una richiesta di comprensione che noi facciamo a noi stessi perché c’è qualcosa che non ci fa stare bene e noi non dobbiamo ignorare questa richiesta, bensì entrarci dentro, farla esprimere e allo stesso tempo contenerla.


Dott.ssa Daniela La Porta
Psicologa e psicoterapeuta
Cell: 349-1251301
Mail: danielalaportapsi@gmail.com 


Pubblicato nel mese di Maggio 2018