di Arianna Tarquini

In occasione della XXV Giornata mondiale dell’ALZHEIMER, l’Associazione Sos Alzheimer, impegnata dal 2004 nell’assistenza ai pazienti malati di diverse forme di demenza e nel supporto ai familiari, ha presentato mercoledì 19 settembre 2018, nella Sala Refettorio della Camera dei Deputati, il Convegno annuale dedicato alla Malattia di Alzheimer, dal titolo: “Morbo di Alzheimer e demenze. Dalla parte dei malati e delle famiglie”.

Il convegno godeva di molti Patrocini, ovvero della Camera dei Deputati, del Senato della Repubblica, del Ministero della Salute, del Consiglio regionale del Lazio, di ROMA Capitale, della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di ROMA, di Federfarma, della pontificia Accademia per la Vita, della Pastorale della Salute del Vicariato di ROMA, di Cittadinanzattiva, dell’Ugis, di Cepas e di Angq. L’iniziativa ha voluto monitorare le strutture presenti sul territorio, descrivere i servizi offerti a pazienti e familiari e ha voluto rendere pubblici, studi e ricerche per la cura del Morbo di Alzheimer.

Arricchito di presenze di insigni specialisti del mondo della Medicina Generale, della Neurologia, della Geriatria e della Psicologia, è stato incentrato sulla figura del malato. In particolare, è stato dimostrato come stiano aumentando questi disturbi. Quando si parla di malati in aumento, si intendono 600.000 casi in Itali) e famiglie ancora non adeguatamente informate e supportate. A ciò si aggiunge l’esito dei trattamenti farmacologici che il più delle volte, genera difficoltà di gestione dei pazienti stessi e quindi innesca un meccanismo contorto di malessere dei malati e dei familiari, di insoddisfazione dei caregivers non professionali che tentano di capire, di aiutare il proprio caro, ma non sempre vengono in questo sostenuti.

I bisogni crescono, c’è la necessità di essere assistiti a domicilio e di essere ascoltati da persone competenti. Per questo nascono associazioni per accogliere il familiare e iniziarlo ad un cammino difficile che richiede cura, monitoraggio, supporto. Dalla descrizione clinica della malattia all’approfondimento delle terapie farmacologiche al momento prescrivibili, per contenere i disturbi più invalidanti, alla panoramica sulle possibili terapie non farmacologiche finalizzate al rallentamento ed al recupero, ove possibile, delle aree cognitive responsive ai trattamenti cognitivi basati sulla Musicoterapia, sulla Rot informale e sulle pratiche di socializzazione e conversazione che solo figure professionali appositamente formate possono praticare con pazienti affetti da patologie dementigene.

Nel nostro paese, gli italiani malati di demenza sarebbero 1,241mila, e di questi 600mila hanno avuto una diagnosi di Alzheimer. In Italia su 10 pazienti, ben 8 sono a carico della propria famiglia. Importantissima è quindi una diagnosi precoce, anche per alleviare il peso ai familiari, già molto provati per la situazione che stanno vivendo. Sul territorio mondiale si calcolano circa 50 milioni le persone con questa patologia, e ogni 3 secondi una persona scoprirebbe di esserne affetto.

Oggi sembra essere meno complicato riuscire a diagnosticare la malattia, ma la strada per avere delle cure certe è ancora purtroppo molto lontana.

Come ha spiegato Orazio Zanetti, primario del reparto Alzheimer dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia, una diagnosi veloce “permette di accogliere i malati in programmi di assistenza che consentano di sentirsi meno soli di fronte alla malattia”. Inoltre “permette di dare avvio a un trattamento farmacologico con l’intento di rallentare il processo degenerativo di uno, due o tre anni”. A questo scopo le indagini diagnostiche che la medicina ha a disposizione sono diverse, dai semplici esami ematici, alla tomografia fino alla risonanza magnetica.

Le tecniche sono sempre più all’avanguardia, lo dimostra il fatto che vi sono 25 progetti di ricerca di giovani studiosi sostenuti da Airalzh Onlus, che utilizzano biomarcatori specifici sulla saliva e che aiuterebbero poi a studiare il linguaggio. Ancora dubbie le cause che porterebbero all’Alzheimer. Un recente studio, pubblicato sul BMJ, farebbe un chiaro riferimento allo smog cittadino, sembrerebbe infatti che vivere in una città particolarmente inquinata aumenterebbe del 40% il rischio di demenza.

Pubblicato nel mese di Luglio 2018